Tutti, più o meno spesso, abbiamo provato, proviamo e proveremo dolore.
Pero' c'è chi lo prova più forte e chi meno forte; chi lo prova a seguito di un’evidente lesione o trauma, altri che provano dolore in assenza di qualsiasi danno tissutale.
Ci sono anche persone che provano un dolore sproporzionato in relazione allo stimolo, altre ancora che provano un dolore completamente diverso da quello che ci si aspetterebbe avendo, ad esempio, letto un esame diagnostico.
E si potrebbero fare ancora molti esempi di come ognuno viva il dolore a proprio modo.
Da queste considerazioni origina la definizione piu' recente di dolore che è: “un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata a un danno tissutale reale o potenziale o descritta in termini di tale danno”.
Dunque, non è sempre necessariamente presente un danno tissutale quando una persona prova dolore; ed altrettanto importante è il fatto che il dolore è una propria esperienza personale.
Tralasciando la classificazione dei vari tipi di dolore vorrei concentrarmi sul dolore chiamato nocicettivo (quello per cui tiriamo via la mano nel momento in cui la mettiamo sul fuoco).
Grazie alla nocicezione il corpo puo' rispondere agli stimoli esterni e decidere le “contromosse” evitando danni peggiori; infatti, nel caso ad esempio della mano sul fuoco, noi togliamo la mano e non ce la bruciamo, ed impariamo da questa esperienza.
Questo è il dolore nocicettivo ovvero il dolore che deriva da un danno reale o di minaccia al tessuto non neurale ed è dovuto dall’attivazione dei nocicettori.
Nel caso del dolore nocicettivo, il tessuto neurale è sano e la trasmissione del segnale è normale; ciò che crea dolore è la stimolazione dei nocicettori.
Ma cosa sono questi nocicettori?
Sono delle terminazioni nervose libere, sensibili a stimoli termici, meccanici, chimici che in relazione allo stimolo e al superamento di determinate soglie, trasducono un segnale in entrata, in un potenziale d’azione lungo il nervo.
Dunque una volta attivati i nocicettori (perchè per esempio ho messo la mano su una superficie molto calda che ha superato il livello di soglia) l’impulso viaggia all’interno di fibre , con informazioni dirette al Sistema Nervoso Centrale (SNC).
In questa fase, però, non si può ancora parlare di dolore, poiché, l’attività nocicettiva non è detto che corrisponda alla percezione del dolore. Ed allo stesso modo, si può percepire dolore anche in assenza di nocicezione.
Il segnale poi, una volta arrivato al cervello, verrà elaborato ed interpretato e, solo allora, potrà avvenire quella fase finale denominata appunto percezione, in cui saranno prodotte spiacevoli esperienze con differenti componenti percettive e reazioni difensive e/o affettive.
Dunque, in sintesi, DOLORE NON E' NOCICEZIONE, ma è il risultato finale dell'elaborazione personale (dunque comprendente fattori psicologici ed ambientali diversi per ognuno di noi per esempio) degli stimoli nocicettivi in entrata.
Chiaramente il dolore è il motivo principale per il quale una persona decide di recarsi dall'osteopata.
L’osteopata basa il suo potenziale terapeutico sul movimento: dal più macroscopico, come ad esempio la mobilità delle articolazioni, al più microscopico, come quello dei fluidi corporei.
Lo fa individuando delle disfunzioni, che hanno come caratteristica di base una riduzione di movimento nei tessuti oggetto di valutazione.
Ricreare le caratteristiche motorie adeguate per quei tessuti, equivale quindi a ricostituirne le caratteristiche funzionali e, di conseguenza, di salute.
Questo processo porta alla sensibile riduzione del dolore.
Ed attenzione......per quello che abbiamo detto prima ignorare il dolore continuamente (o “zittirlo” solamente con antidolorifici) equivale a non prestare attenzione ad un segnale di allarme che il nostro corpo ci sta dando......